È un cane forte e agile. È adatto a persone dinamiche, che conoscano la razza e che siano disponibili a mettersi in gioco. Il pitbull è un concentrato di fisicità, ogni sua esternazione lo è. Sa essere dolce e paziente, ha una soglia di sopportazione del dolore/fastidio molto alta. Questo fa del pitbull un ottimo baby sitter, soprattutto per quei bambini che strapazzano il cane di casa: difficile che un pitbull reagisca male a una tirata di coda, un pestone, un dispetto qualsiasi, se a farglielo è il bimbetto di pochi anni. E non si può certo dire che tutti i cani “non reagirebbero” alla stessa maniera. Non tutti sanno che il pitbull è l’unica razza al mondo abilitata per le terapie assistite nei manicomi criminali americani (dove episodi di aggressività umana verso i cani possono capitare molto frequentemente).
È un animale versatile, può passare dal divano all’agility in meno di un lampo. Si lega al suo branco per la vita. Per un briciolo di tempo che gli si concede, si venderebbe l’anima. È un cane che per il suo umano di riferimento farebbe qualsiasi cosa. Veramente qualsiasi cosa! Anche lanciarsi nel vuoto, anche correre con una gamba in meno… Questa dedizione totale verso colui che reputa il capobranco è anche la sua maledizione: perché se il capobranco gli chiede di comportarsi da cane educato, il pitbull lo fa, ma se il capobranco gli chiede di essere un cane killer, il pitbull lo fa. Non perché è cattivo/aggressivo/assassino. No. Lo fa perché il suo umano glielo ha chiesto.
Il pitbull è vittima della sua stessa fama: siccome ha l’aria da bullo e da cane “kattivissimo” allora chi vuole il cane “kattivissimo” prende il pitbull. E gli chiede di esserlo. Ancora una volta, sono i comportamenti umani a fare la differenza. Sono le persone sbagliate che prendono cani per dimostrare qualcosa che non possono dimostrare altrimenti (che sono i boss? che sono i più forti? che sono i più temibili?) ad alimentare questo circolo vizioso. E a rimetterci sono poi quei soggetti equilibratissimi e di ottima provenienza che, affidati a degne famiglie che li educano adeguatamente, non possono andare in ferie nel campeggio perché “hai un pitbull, non ci fidiamo”, i loro padroni pagano il triplo di assicurazione perché “hai un pitbull, sai quanti danni può fare”, non trovano un dog sitter per la passeggiatina perché “hai un pitbull, non mi fido, e se mi si rivolta contro?”.
La stampa spesso male informata ci mette il carico da novanta con titoloni “PITBULL SBRANA ….PITBULL ATTACCA…” anche quando il cane che aggredisce è di un’altra razza (ma somiglia al pitbull, quindi è un pitbull di certo! Scriviamolo) e purtroppo la frittata è fatta! Certo, il suo essere molto fisico può diventare un limite quando il cane non è educato al rispetto degli spazi e delle risorse. È un cane estremamente collaborativo e docile, ma è altrettanto veloce nel soppiantare un capobranco umano che non ritiene all’altezza. Ha alta aggressività intraspecifica e alto predatorio, se si sottovaluta il suo carattere giocoso da cucciolone ci si può ritrovare poi un adolescente o un adulto ingestibile. Per educare un pitbull, come sempre ci vogliono fermezza e coerenza, per creare il giusto rapporto di collaborazione e fiducia. Se passa troppo tempo da solo tende ad annoiarsi (un po’ come tutti i cani), però il pitbull non sta mai fermo, qualcosa deve pur fare… ecco che fare buche in giardino, rompere sacchetti di plastica sparpagliando immondizia dappertutto, rosicchiare qualsiasi cosa diventano ottimi diversivi alla noia! Se chiuso dentro ad una stanza per essere tenuto lontano dal resto del branco-famiglia, potrebbe anche decidere di demolirla, la porta! E ci riesce, in pochissimo tempo.
Il cane avrà meno voglia di “fare danni” se chi vive con lui gli dedicherà il tempo necessario, se lo farà sentire parte importante della famiglia condividendo le abitudini quotidiane (passeggiate, uscite in auto, corse e giochi dove possibile).
Bisogna essere veramente degni di vivere con un pitbull, non tutti se lo meritano.
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